Cercherò di riassumere per me e per voi quello che si è detto nel convegno “Il carcinoma colo rettale: lo stato dell’arte”, che si è tenuto per festeggiare il ventesimo anniversario della nostra associazione, mettendo in risalto le ultime e più importanti notizie scientifiche su questo carcinoma  perché scompaia, così come sta per scomparire, dalla faccia della nostra terra.

La prof.ssa Francesca Mari (Unità Operativa Genetica Medica AOUS) ci ha parlato dei rapporti stretti fra genetica e carcinoma colo rettale, individuando, secondo le metodologie più moderne ed attuali, quali sono le forme sicuramente trasmesse dai genitori ai figli e quelle che, per mutazione genetica, lo diventeranno in futuro.

A tutt’oggi sono ancora pochi (6-8%) i tumori maligni del colonretto trasmessi geneticamente, anche se, in questi ultimi anni, vi è stato un aumento di queste forme, per cui è necessario conoscerle meglio, perché un test  genetico può essere utile per prevenirle in qualche modo.

I test genetici oggi sono estremamente più rapidi e anche il loro costo è molto più accessibile.

Il Prof. Stefano Lazzi (Anatomia Patologica AOUS) ha sottolineato come l’anatomia patologica ha un’importanza fondamentale nel classificare e informare sulla natura dei polipi e quali di essi sono più facilmente trasformabili in tumori maligni, visto che il carcinoma nasce sempre da un polipo.

Ha introdotto anche un concetto estremamente importante, indirizzato soprattutto ai medici di famiglia, e cioè che il controllo endoscopico a distanza dall’asportazione del polipo deve essere programmato in base alla tipologia di polipo, alla sua grandezza e al numero dei polipi asportati; questo ci permette anche di influenzare positivamente il sovraffollamento delle nostre sale endoscopiche.

Altro concetto estremamente importante che il Prof. Lazzi ha tenuto a sottolineare è che le neoplasie del colon sono diverse da quelle del retto e quindi devono essere trattate in modo differente. Ci ha detto anche qualcosa a proposito dell’individuazione di alcuni caratteri distintivi del tumore maligno (biomarkers molecolari), che ne fanno un’entità particolare  per cui ogni individuo ha un tumore con caratteristiche personali, che quindi deve essere aggredito addirittura solo con un trattamento personalizzato.

Il Dott. Raffaele Chieca (U.O. Gastroenterologia AOUS) ci ha insegnato come scovare i polipi del nostro colon retto, mostrando le immagini di ognuno di essi e ci ha fatto vedere come si procede alla semplice asportazione, sottolineando quali sono i tumori che si possono considerare completamente asportati e quelli invece che hanno necessità di un intervento chirurgico successivo. Questa modalità è sempre concordata con l’anatomopatologo, cui il pezzo o il frammento viene inviate per l’esame istologico. Particolarmente interessanti sono stati i filmati sulla asportazione endoscopica della mucosa del colon e in particolare della sottomucosa, facendoci edotti sul fatto che anche un polipo che ha iniziato la fase di trasformazione in carcinoma può, in particolari casi, essere asportato endoscopicamente senza ricorrere alla chirurgia, quindi in maniera perfettamente radicale.

Dalla relazione è scaturito anche il concetto importante: la professionalità dell’endoscopista, che è il punto di riferimento fondamentale della prevenzione del carcinoma colo rettale, non si improvvisa ma scaturisce da un’importante mole di esperienza e di conoscenze che la arricchisce.

Il Dott. Andrea Bernini (U.O. Chirurgia Generale Aous) ci ha parlato della nuove tecniche cosiddette mini invasive (laparoscopica e robotica) e soprattutto di quelle tecniche più semplici che si possono mettere in atto perché la prevenzione secondaria (ricerca del sangue occulto nelle feci e colonscopia) ci permette di individuare tumori ancora in fase iniziale, per cui un intervento di minima riesce ad essere radicale.

Ha tenuto anche a sottolineare ai presenti che la chirurgia laparoscopica, la robotica e la chirurgia tradizionale sono semplicemente tecniche che presentano vantaggi e svantaggi ma che non hanno niente a che vedere, secondo le ricerche fino adesso compiute, con l’iter della malattia, per cui la scelta della tecnica chirurgica deve essere fatta solo in base all’esperienza acquisita dall’operatore.

Il Prof. Roberto Petrioli (U.O. Complessa di Oncologia Medica AOUS) ci ha parlato di quelle terapie che sono necessarie quando l’asportazione del tumore non può essere considerata radicale, per cui un trattamento distruttivo cellulare o immunostimolante deve essere adottato per rendere in qualche modo radicale l’intervento chirurgico; ha parlato anche delle terapie messe in atto che possono ridurre il tumore in modo tale che la chirurgia può poi essere efficace.

Un concetto particolarmente interessante che è scaturito dalla presentazione dell’oncologo è quello a proposito del rapporto fra immunità e tumore maligno. Si è scoperto infatti che il tumore paralizza il sistema immunitario e ora tanta parte delle ricerche sono rivolte a stimolare, nei soggetti affetti, la loro capacità immuno-reattiva, perché questa riprenda ad agire contro la neoplasia.

La Prof.ssa Serenella Civitelli (Responsabile del Centro Oncologico di Riferimento Dipartimentale AOUS) ci ha parlato di come è strutturato il CORD, che si occupa di prendere in carico il soggetto affetto da neoplasia o fortemente sospetto di esserlo, in modo da espletare gli esami necessari in un tempo relativamente breve per giungere rapidamente alla diagnosi e alla terapia più radicale. Importante anche il lavoro che questa struttura esegue per mettere in atto la prevenzione terziaria una volta che il tumore è stato trattato in modo da evitare le pericolose recidive.

La struttura si avvale di infermieri altamente qualificati e soprattutto di consulenti specialisti che, coordinati attentamente, offrono il loro servizio rapido e perfettamente professionale

 

Cari amici,

mi è sembrato un convegno che ha trattato l’argomento in modo esaustivo e ogni tematica è stata svolta ad un livello altamente qualificato, visto il profilo delle professionalità che sono intervenute.

E’ giusto ringraziare questa nostra associazione per ciò che fa,  e lo fa perché è supportata dall’attenzione di voi tutti, cioè dei suoi iscritti che sono numerosi (già oggi 748) e seguono con entusiasmo e con dedizione ogni iniziativa che viene messa in opera.

 

(Prof. Gabriello Tanzini)