LA STORIA DELLA MEDICINA E LA PREVENZIONE DEI TUMORI RIVISITATE INSIEME A VOI IN UN ATTIMO

 

PRIMA PARTE

Milioni di anni fa, al tempo dell’homo erectus, e (duecentomila anni fa) al tempo dell’uomo di Neanderthal, c’era il buio nell’”arte sanitaria”. Poi nasce l’homo sapiens (circa 30.000 anni fa) ed è da allora che forse si comincia a pensare alla salute con una medicina che ancora però non è scienza, ma solo magia, stregoneria e pensiero che riconduce alla divinità, ai demoni, ai sortilegi, alle fatture, agli esorcismi, agli amuleti e alla filosofia.

Così passano i secoli, i millenni ed ecco i primi reperti interessanti la scienza medica e che appartengono ai Sumeri, agli Assiri, ai Babilonesi (il codice di Hammurabi – 1950 anni A.C., conservato al Louvre, che riguarda addirittura il rapporto economico tra medico e paziente e la promulgazione di leggi per la punizione dei casi di negligenza), agli Egiziani, ai Cinesi, agli Indiani, agli Ebrei che codificano regole apparentemente scientifiche,  ma che sanno ancora di magia ed esoterismo. Il volo degli uccelli serviva per esprimere la prognosi di una malattia, altrettanto importante così era l’astrologia per cui, dalla diversa ubicazione degli astri, si formulavano soprattutto le diverse diagnosi di un eventuale morbo.

Ippocrate, medico e filosofo greco del 300 A.C., è praticamente il fondatore della medicina più attuale, dettando un giuramento che è stato il fondamento cui si sono ispirati tutti i medici a venire, ma soprattutto impostando un ragionamento più scientifico che fideistico della scienza medica. Da allora viene anche promulgata la cosiddetta teoria degli umori (il sangue, la bile gialla, la bile nera, il muco e la flemma), che, stando in equilibrio fra loro, consentirebbero la sanità della vita che altrimenti si perderebbe.

Tale teoria ha continuato ad imperversare nel campo medico praticamente fino a qualche secolo fa, passando attraverso la medicina dei Romani, degli Arabi, della Scuola salernitana, dei conventi della chiesa e attraversando anche tutto il medio evo. In tale epoca nascono anche i primi ospedali in Francia, in Inghilterra, al Cairo e poi in Italia.

Viene poi il Rinascimento, periodo d’oro per la scienza e per le arti, che da un completo scossone all’arte medica, indirizzando le nuove teorie verso la sede scientifica; allora nasce l’anatomia, con Leonardo e Vesalio e le loro tavole, la fisiologia con Harvey che scopre la circolazione arteriosa e venosa, l’anatomia patologica, discipline queste che si sviluppano poi nel 1600 e nel 1700, grazie alle grandi invenzioni (vedi il microscopio) e alle grandi intuizioni e quindi alla possibilità di verifica di tali intuizioni.

Nel 1800,  la scoperta dell’anestesia da un enorme impulso all’arte chirurgica. Immaginatevi, amici, il soggetto ammalato che nel suo letto attendeva l’arrivo del chirurgo prima della scoperta dell’anestesia. Stava, detto soggetto, in ascolto della carrozza per avvertire lo scalpitio del cavallo; ascoltava se la porta di casa si apriva o se si udivano i passi del chirurgo sulle scale, e poi l’apertura della stanza; tanto era il terrore dell’intervento, che molto spesso si rendeva lo stesso inutile perché l’esistenza era distrutta già prima di praticarlo.

Da allora la medicina e la chirurgia, che era sempre stata l’ancella sottomessa della medicina interna, andando di pari passo ci hanno condotto fino ai giorni nostri, avendo fatto seguito alle intuizioni geniali dei vari scienziati e alle infinite scoperte come i batteri con Pasteur, l’antisepsi, che toglie i batteri dal campo operatorio, con Sommelweis e Lister, i sulfamidici, gli antibiotici, l’immunologia, le vaccinazioni (la prima vaccinazione è quella antivaiolosa di Jenner)  i gruppi sanguigni, fino alle nuove tecnologie dei giorni nostri.

SECONDA PARTE

Ora da noi, nei paesi cosiddetti sviluppati, si muore per i tumori maligni, per le malattie cardiovascolari, per i traumi e naturalmente come conseguenza della fragilità e la consunzione della vecchiaia. Qui noi vogliamo affrontare il problema dei tumori, individuando, se possibile, le norme che possono prevenirli o combatterli subito al loro esordio.

Così la prevenzione primaria detta le regole perché si possa evitare di andare incontro a tale patologia (corretto stile di vita, conoscenza della genetica di ognuno, prevenzione con farmaci, profilassi chirurgica, nei casi in cui esiste una predettibilità soprattutto in base alla genetica – vedi Angelina Jolie e il tumore al seno).

L’attenta osservazione dello stile di vita e delle abitudini dell’individuo (per esempio nemici sono il fumo e l’esposizione a sostanze cancerogene, ecc.), per cui, come voi sapete, sono stati tolti dal commercio, in questi ultimi tempi, molti farmaci che contenevano sostanze cancerogene e soprattutto:

  • l’osservanza di una corretta alimentazione (dieta mediterranea), non fidandoci di certi individui ciarlatani, che, volutamente non corretti da un punto di vista scientifico, enunciano proclami salutistici assolutamente non veri e assolutamente privi di evidenza scientifica;
  • la pratica di una attività fisica sufficiente a debellare gli effetti nefandi della sedentarietà (camminare almeno per 45 minuti al giorno);
  • l’eliminazione dalla nostra vita quotidiana, se possibile, di tutti quegli agenti tossici ambientali che sono indicati dall’organizzazione mondiale della sanità, quali veleni per la nostra salute.

Alla prevenzione primaria contribuisce anche la scienza abbastanza nuova che è la genetica. Se esiste nella famiglia un caso o più casi di malattie tumorali, è possibile che queste siano trasmesse con il D.N.A.. Così stanno nascendo in tutto il mondo centri di assistenza in tal senso, che aiutano i medici di base a capire le nuove idee della genetica e i soggetti ad avere risposte circa la possibilità di una malattia futura (medicina predittiva).

La prevenzione secondaria si attua attraverso la diagnosi precocissima del tumore, in modo da estirparlo radicalmente e definitivamente senza interferire o interferire poco sulla qualità della vita del soggetto. Questo si attua attraverso lo “screening”, cioè la messa in opera di quei presidi per cui un soggetto apparentemente in buona salute viene controllato per individuare se in lui sono già presenti le cellule che possono divenire un tumore e dare quindi esito poi ai sintomi di esso. E ricordiamoci che ognuno di noi deve effettuare lo “screening” senza attendere l’input o la lettera dalle nostre istituzioni, che sono interessate a far effettuare tale pratica solo nel caso che la patologia, in questo caso neoplastica, sia così frequente per cui il rapporto costo/beneficio è del tutto affatto favorevole (vedi cancro del colon retto, mammella e collo dell’utero).

Nel caso del tumore del colon retto si ricorre alla colonscopia ed alla ricerca del sangue occulto nelle feci;  nel caso dei tumori al seno alla visita, alla mammografia e all’ecografia, nel caso dei tumori dell’utero al pap test o all’ecografia o T.A.C., nel casi di altri tumori alla T.A.C. o ad altri esami radiografici, quali la risonanza magnetica, la scintigrafia, etc..

Quindi seguendo i consigli che giungono dalle norme dettate dalla prevenzione è possibile ipotizzare che, nei nostri paesi cosiddetti sviluppati, possano sparire completamente i tumori maligni (vedi cancro del colon retto) o può diminuire notevolmente la mortalità per tumori quali  mammella, utero, prostata, così come è avvenuto da noi per molte malattie infettive (vaiolo e poliomelite, in testa a tutte), che però, purtroppo, sono ancora causa di morte nei paesi cosiddetti sottosviluppati o in via di sviluppo. Con la prevenzione noi siamo in grado di raggiungere due obiettivi fondamentali, che sono una maggiore longevità e una qualità di vita sicuramente migliore. Ma si può raggiungere anche un terzo obiettivo, che sta a cuore ai nostri governanti ma soprattutto a noi in questi momenti di grave crisi economica, e cioè la diminuzione della spesa pubblica della sanità, in quanto è dimostrato che è meno costoso prevenire piuttosto che curare una qualsiasi patologia.