La chemioprevenzione è un approccio al controllo dei tumori relativamente moderno; essa si basa sul tentativo di bloccare o ritardare lo sviluppo di neoplasie attraverso la somministrazione a lungo termine e per via orale di farmaci o sostanze “naturali”.

A livello colorettale, la chemioprevenzione mira ad interferire con le fasi più precoci dello sviluppo del tumore, cioè ad intervenire nella sequenza “adenoma-carcinoma”.

Le caratteristiche fondamentali del farmaco chemiopreventivo “ideale” sono rappresentate dall’efficacia e dall’assenza (o comunque dalla limitatezza e prevedibilità) di effetti collaterali e dai costi che devono essere contenuti per l’individuo e la società.

I farmaci e le sostanze candidati a diventare il chemiopreventivo “ideale” sono moltissime, ma quelli principalmente studiati fino ad ora sono l’ASPIRINA e l’ACIDO FOLICO.

 

L’ASPIRINA, o acido acetilsalicilico, è nota a tutti fin dai tempi di Erodono per le sue azioni analgesica, antinfiammatoria, antipiretica e antiaggregante piastrinica.

Numerosi studi dimostrano l’efficacia dell’aspirina – assunta ad alte dosi (>300 mg) e regolarmente per lunghi periodi (>10 anni) – nel ridurre il rischio di sviluppare il cancro colo-rettale. Altrettanti studi però non hanno portato agli stessi risultati, dimostrando invece l’aumento significativo di effetti collaterali, in particolare il sanguinamento gastro-intestinale. Altri studi ipotizzano che “l’aspirina a basso dosaggio” – o addirittura meno di 100 mg al dì (che è la dose assunta normalmente come prevenzione delle malattie cardiovascolari) – sia sufficiente per una chemio prevenzione anti-tumorale.

Quindi, al momento, non ci sono dati sufficienti per utilizzare l’aspirina come farmaco chemiopreventivo in maniera efficace e sicura. Rimane comunque il farmaco attualmente più promettente, anche per il basso costo e la prevedibilità degli effetti collaterali.

La sua azione sarebbe, secondo gli studi più recenti, quella di inibire la infiammazione che è sempre presente nei tumori maligni e che addirittura potrebbe essere il “primum movens” nel determinismo dell’insorgenza di una neoplasia.

 

L’ACIDO FOLICO appartiene al gruppo delle vitamine B (B9) ed è presente in natura principalmente nelle verdure a foglia larga, nel fegato e nel lievito. L’Acido Folico è un fattore fondamentale per la sintesi, la riparazione e la riparazione e la normale funzione del DNA, che è acido desossiribonucleico, elemento fondamentale nella replicazione cellulare e quindi nella trasmissione genetica.

E’ nota soprattutto la sua importanza nelle donne in gravidanza, dato che la sua carenza può favorire l’insorgenza di difetti del tubo neurale dei nascituri.

Per quanto riguarda il suo uso nella chemioprevenzione dei tumori, ed in particolare del tumore colorettale, gli studi effettuati fino ad ora sono estremamente contraddittori, dimostrando alcuni un’efficacia significativa nel ridurre il rischio di insorgenza dei tumori, altri effetti addirittura opposti aumentandone tale rischio.

 

CONSIDERAZIONI FINALI: la chemioprevenzione del cancro colorettale è un approccio preventivo molto attraente, ma va considerato ancora un approccio sperimentale e non può quindi sostituire ancora la sorveglianza del colon, che viene attuata attraverso la ricerca del sangue occulto nella feci, che fa parte dello “screening” attuato dalla Regione Toscana, oppure la colonscopia anche ripetuta nel tempo in soggetti con familiarità o rischio.

 

Il sistema più efficace per ridurre il rischio di sviluppare un cancro colorettale rimane comunque,  a tutt’oggi, la COLONSCOPIA.